Alcuni singoli episodi (rumori, urla, litigi) avvenuti tra gli ospiti di una pensione situata in Città Vecchia a Locarno hanno portato al lancio di una petizione, promossa da alcuni commercianti, che chiede al Municipio delle risposte sulla gestione dei centri di accoglienza dei rifugiati e di adottare misure concrete per garantire ordine e sicurezza.
Il deputato Alessandro Speziali ha colto l’occasione della petizione per inoltrare un’interrogazione al Consiglio di Stato, nella quale esprime la sua preoccupazione per una situazione che a suo dire va a intaccare l’attrattività turistica di Città Vecchia. Il lancio della petizione e soprattutto l’interrogazione di Speziali, per il quale la qualità di vita in Città Vecchia sarebbe sempre più compromessa, mi lasciano più che perplessa. Colpiscono innanzitutto l’indifferenza e la leggerezza con la quale si parla degli ospiti della pensione “Da Vinci”, considerati non come persone, ma come richiedenti l’asilo problematici, “oggetti” da spostare altrove, lontano dagli sguardi dei commercianti e dei turisti. La direttrice di Croce Rossa svizzera, sezione Sottoceneri, Debora Banchini Fersini, intervistata da “laRegione” lo scorso 30 novembre, ha perfettamente illustrato la situazione di queste persone. Si tratta infatti di Nem, richiedenti d’asilo per i quali vale la “Non entrata in materia”; persone quindi già sicure di non poter rimanere in Svizzera, ma impossibilitate a rientrare nel loro Paese d’origine, e alle quali la Confederazione non permette di svolgere alcuna attività, neppure a titolo volontario, per non incentivarle a restare.
Posso solo immaginare come debbano vivere una situazione simile persone che sono partite o fuggite da un Paese nel quale era per loro diventato impossibile vivere. Persone che devono forzatamente convivere con altri sconosciuti, in una realtà completamente diversa dalla loro, in un contesto privilegiato come il nostro, nel quale viene però loro impedito di tessere relazioni sociali, di svolgere alcuna attività o anche solo di imparare la nostra lingua. È più che comprensibile che un simile contesto possa portare alcune persone a esprimere in modo eccessivo il loro male di vivere.
Ci si dovrebbe indignare e interrogarsi sul perché nel nostro Paese ci possano essere situazioni simili, piuttosto che preoccuparsi per l’attrattività turistica di Città Vecchia. Vi abito e vi lavoro da anni; non mi è mai capitato di assistere agli episodi evocati dalla petizione, ma non sono sicuramente questi che rovinano la qualità di vita nel nostro quartiere. Credo fermamente che un approccio umano e solidale possa trasformare una situazione di vulnerabilità e precarietà estrema in un’opportunità di crescita e di arricchimento reciproci, nel quale abitanti, commercianti, migranti e turisti abbiano lo stesso diritto allo spazio e alla città.
Non è altro che quello che si aspettavano di trovare i nostri nonni e bisnonni, che partirono come migranti economici dal nostro cantone verso Paesi lontani.
Articolo di Lorenza Bardelli, consigliera comunale PS Locarno, apparso il 4 dicembre 2025 su LaRegione