Ffs Cargo e il libero mercato

L’inchiesta dell’Unione europea sui conti di Sncf Fret (cargo) ha calcolato in 5,3 miliardi di euro gli aiuti statali illegali incassati dal 2007 al 2019. Illegali? Sì, perché in Europa dal 1999 il trasporto merci è liberalizzato e gli Stati non possono più finanziare le perdite. Il 1° gennaio 2025, Sncf Fret ha cessato ufficialmente la propria attività ed è stata suddivisa in due nuove società, Hexafret e Technis, entrambe controllate da Rail Logistics Europe. Trasformazione che ha comportato importanti tagli occupazionali e la cessione di 23 linee merci ad altri operatori, questo per conformarsi alle norme Ue ed evitare sanzioni per aiuti di Stato illegali. Anche la Svizzera ha adottato nel 1999 la liberalizzazione del trasporto merci con la suddivisione in Ffs Cargo, che da allora malgrado diverse infelici “ristrutturazioni” ha accumulato 1,3 miliardi di perdite contravvenendo agli obiettivi del Consiglio federale, che ribadisce: in futuro l’esercizio Ffs Cargo deve autofinanziarsi. Di conseguenza le Camere federali hanno recentemente votato crediti per quasi mezzo miliardo per ammodernare e rendere più efficiente il Traffico carri completi (Tcc). La richiesta della sinistra di prevedere incentivi per favorire il trasferimento del trasporto di merci su ferrovia è stata bocciata dal parlamento.
I carri merci sono più o meno allo stesso stato tecnologico di cento anni fa: si agganciano a mano e non hanno alcun dispositivo elettronico di bordo, ciò che non ha permesso di rilevare e segnalare tempestivamente la rottura della ruota che ha poi fortemente danneggiato 18 km della galleria di base del Gottardo. L’ammodernamento prevede l’accoppiamento automatico dei carri e una gestione più digitale dell’esercizio.
Ffs Cargo è in perdita anche nel Traffico combinato (Tc), esercizio troppo complicato e costoso, che ristrutturerà completamente. Si passa a un servizio simile al Tc internazionale (per esempio Hupac) che si sperimenterà sulla tratta Stabio-Dietlikon, per poi, se funziona, applicarlo sull’asse est-ovest della Svizzera. Oltre al nuovo esercizio e materiale rotabile occorrerà predisporre i terminali per treni più lunghi, evitando manovre per comporre treni.
In Ticino le intenzioni di Ffs Cargo hanno provocato grande malumore per i tagli occupazionali che le Ferrovie federali hanno dichiarato di compensare senza licenziamenti, ma che ha visto salire sulle barricate perfino il Consiglio di Stato di centrodestra. Le liberalizzazioni di ferrovia, telecomunicazioni, posta, elettricità sono di matrice di centrodestra: Ffs Cargo non fa altro che eseguire quanto la politica a maggioranza di centrodestra pretende, ribadendo quanto già detto dal Consiglio federale: Ffs Cargo non è un servizio pubblico ma un’offerta nel libero mercato. Se in Ticino vogliamo supportare il traffico merci su ferrovia, il CdS può proporre il finanziamento di un mandato di prestazioni come si fa per il trasporto viaggiatori regionale. Inoltre urge una Scheda di Piano direttore cantonale riguardante la logistica, un compito che dovremo finalmente affrontare se vogliamo ospitare sul nostro territorio terminali di dimensioni adeguate alla modernizzazione del traffico merci ferroviario.
E se il CdS proprio vuole sostenere la ferrovia, perlomeno indirettamente, avrebbe potuto evitare di opporsi all’iniziativa cantonale accolta dal Gran Consiglio e dalle Camere che chiedeva che solo camion con sistemi di sicurezza di ultima generazione attraversino le Alpi (e il Ticino), oppure opporsi fermamente alla corsia Tir Mendrisio-Chiasso e ad altri allargamenti autostradali.

Articolo di Bruno Storni, consigliere nazionale PS, apparso il 25 novembre 2025 su laRegione

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