Nel dibattito contemporaneo sull’equità fiscale, una delle intuizioni più influenti è quella formulata da Thomas Piketty: nel lungo periodo, il rendimento del capitale tende a superare la crescita dei redditi da lavoro. La celebre disuguaglianza r > g – dove r rappresenta il rendimento medio del capitale e g la crescita economica – sintetizza una costante storica: la ricchezza accumulata cresce più rapidamente del reddito che la genera. Questo squilibrio non è soltanto teorico. È osservabile nei dati e viene interrotto solo da eventi eccezionali come guerre, inflazioni o crisi finanziarie. Quando r resta stabilmente maggiore di g, la quota di ricchezza detenuta da chi possiede capitale tende ad aumentare rispetto a quella di chi vive di lavoro, con effetti strutturali sulla distribuzione del reddito e sulla mobilità sociale.
Per ridurre le disuguaglianze che ne derivano, Gabriel Zucman, economista e collaboratore di Piketty, ha tradotto questa diagnosi in un linguaggio operativo.
Nei suoi lavori propone di tassare i grandi patrimoni non come atto ideologico, ma come strumento di riequilibrio economico. Se il capitale cresce più rapidamente del lavoro, una parte di quel rendimento deve contribuire alla collettività che ne garantisce la stabilità. L’obiettivo non è penalizzare chi investe, ma riallineare la redditività del capitale alla crescita reale dell’economia e del lavoro. Per capire concretamente cosa significhi “rendimento del capitale”, possiamo guardare a un caso reale: lo Smi – Swiss Market Index, principale indice azionario svizzero. Lo Smi è un indice ex-dividendi, ossia riflette solo l’andamento dei prezzi delle azioni, non i dividendi distribuiti agli azionisti. Ciò lo rende particolarmente utile per stimare quanto un capitale finanziario, detenuto passivamente e senza reinvestire i proventi, si rivaluti nel tempo. Negli ultimi quindici anni, lo Smi ha registrato un rendimento medio annuo composto di circa il 4%. È il ritorno tipico del capitale “dormiente”. Non produce innovazione, non crea occupazione, ma si valorizza grazie all’andamento dei mercati. È la forma più pura di ciò che Piketty definisce rendita del capitale – un guadagno che deriva dall’esistenza del patrimonio stesso, non dall’attività produttiva o dal rischio imprenditoriale. Se assumiamo questo rendimento come rappresentativo della redditività effettiva del capitale finanziario passivo, allora un’imposta annua del 2% sulla ricchezza, come quella proposta da Zucman, non è affatto confiscatoria. Al contrario, è proporzionata al rendimento medio reale del capitale, se fosse tassato come reddito.
Un esempio concreto aiuta a visualizzarlo. In Ticino, una fortuna di 100 milioni di franchi produce un rendimento annuo medio di circa 4 milioni. Se questi rendimenti fossero tassati come reddito, l’imposta ammonterebbe a circa 1,7 milioni di franchi, cioè l’1,7% del capitale che li genera. Un’aliquota di questo ordine di grandezza lascia all’investitore una remunerazione netta positiva – intorno al 2,3% reale – e riconosce al contempo che il capitale beneficia di infrastrutture, servizi e stabilità garantiti dalla collettività.
Tassare la ricchezza in proporzione al suo rendimento effettivo ristabilisce un principio di simmetria e contribuisce a ridurre le disuguaglianze. In questo senso, il messaggio di Piketty e Zucman diventa un invito alla responsabilità patrimoniale. Il circuito economico torna a essere più equilibrato, e la rendita smette di essere un privilegio per tornare a essere una funzione sociale del risparmio. Nel concreto, se a livello cantonale – per la sostanza superiore a 10 milioni di franchi – si portasse l’aliquota dell’imposta sul capitale dall’attuale 0,25 all’1% (pari a circa 1,8% considerando imposte cantonali e comunali), ciò genererebbe maggiori entrate di circa 200 milioni di franchi per il Cantone e altrettante per i Comuni. Questo coprirebbe già una parte sostanziale dell’attuale disavanzo strutturale delle finanze cantonali, riducendo la necessità di tagli o di ulteriori imposte sui redditi da lavoro e riportando in equilibrio la fiscalità del nostro Cantone.
Articolo di Ivo Durisch, il nostro capogruppo PS, apparso il 26 novembre 2025 su Laregione