L’iniziativa dei Giovani Socialisti “per il Futuro” è attaccata con grande spiegamento di mezzi finanziari e di comunicazione. Il dibattito viene portato ad arte sul tema della tassazione dei grandi patrimoni (oltre i 50 milioni) su eredità o donazioni, evocando lo spettro di una fuga in massa di quello 0,05 per cento della popolazione che sarebbe toccato dalla misura. Immagino già gli aeroporti intasati di jet privati con famiglie in fuga, mentre caricano in fretta e furia quadri di valore, mobili antichi e salotti firmati da designer famosi. Si evita però con cura di discutere sul senso di questo prelievo: la lotta al riscaldamento globale. È il segno dei tempi, del ripiegamento e dei passi indietro sulla politica climatica. Gli scenari appena pubblicati da MeteoSuisse e dal Politecnico di Zurigo sono preoccupanti, ma suscitano quasi solo alzate di spalle (“Sapevamo già che nevica meno e piove di più e più intensamente in estate”, hanno scritto insigni commentatori per sminuire le conclusioni degli studi) e accuse di catastrofismo. La mia generazione sta per lasciare un’eredità pesante e non certo brillante sul piano della salute del pianeta. Nemmeno quando le tragedie ci toccano da molto vicino (Vallemaggia, Mesolcina) riusciamo a capire che senza interventi davvero incisivi siamo destinati a un futuro cupo sul piano climatico. Dobbiamo far sì che le eredità o le donazioni multimilionarie abbiano anche uno scopo positivo e non servano soltanto ad accentuare il divario sociale. Nessuno nega che le grandi aziende e le grandi fortune possano contribuire al benessere, attraverso ad esempio la creazione di posti di lavoro, ma questo non può servire a giustificare una concentrazione della ricchezza in poche mani, che è fuori da ogni logica. E poi è ora di smettere con la retorica della “pressione fiscale”, come se le imposte fossero solo un peso insopportabile e non quello che realmente sono: investimenti per la società. Senza contare che i detentori di queste grandi fortune (se ricevessi un’eredità di 100 milioni, me ne resterebbero 75, non proprio bruscolini) sono i maggiori produttori di emissioni attraverso trasporti sconsiderati e investimenti senza attenzione al clima. Chi può, deve pagare in nome del futuro, anche il proprio, perché nessuno sarà risparmiato dal peggioramento delle condizioni di vita sulla terra.
Articolo di Maurizio Canetta, granconsigliere PS, apparso il 13 novembre 2025 su LaRegione