Negli scorsi otto anni abbiamo assistito in Ticino a una politica fiscale aggressiva che ha ridotto in maniera importante le imposte delle grandi fortune e dei redditi molto alti. Si tratta di sconti che arrivano a toccare il 28% dell’imposta dovuta. Una strategia che vuole aggraziarsi i favori delle famiglie particolarmente benestanti, per intenderci quel 2% che detiene il 57% della ricchezza cantonale, e che, come alibi, adduce il solito spauracchio della fuga di capitali. Spauracchio assolutamente non comprovato dai numeri (…)
di Ivo Durisch, capogruppo Ps in Gran Consiglio
(…) perché in Ticino le tassazioni superiori ai 5 milioni sono passate in 10 anni da 781 a 2’383, ossia sono triplicate. Un regalo molto costoso, che alle casse pubbliche costa un centinaio di milioni all’anno (circa 40mila franchi per caso di tassazione). Un regalo inutile che rischia di trasformarsi in un boccone avvelenato. Ma andiamo con ordine. Quali sono i motivi che rendono il nostro Cantone una meta privilegiata, in particolare, per le famiglie particolarmente benestanti? Il Ticino combina prossimità all’Italia, cultura e lingua latina con stabilità e qualità svizzere. È facilmente raggiungibile da Milano e grazie al traforo del Gottardo e ai collegamenti ferroviari veloci offre un accesso rapido a Zurigo, Basilea e al Nord Europa. Il suo parco immobiliare di pregio è competitivo rispetto a località svizzere come Ginevra, Zurigo o Zugo. Inoltre c’è un ambiente sicuro e politicamente stabile che garantisce tranquillità e privacy. Si può contare su un clima mite, mediterraneo e un paesaggio naturale di alta qualità con laghi e montagne. L’offerta sanitaria e scolastica è ottima e il panorama culturale è di tutto rispetto. Molti imprenditori, professionisti e famiglie internazionali benestanti vivono tra Lugano e Locarno, facilitando scambi tra di loro e creando una rete di relazioni economiche. Insomma, molte famiglie facoltose in Ticino hanno trovato la qualità di vita e la tranquillità auspicate, lontano dai riflettori e del tutto integrati con la popolazione locale.
Per tutti questi motivi non c’era alcun bisogno di abbassare sistematicamente le loro imposte, per diventare ancora più ‘attrattivi’, facendo però mancare importanti risorse al nostro Cantone. Questa scelta miope non solo ha contribuito a creare l’attuale disavanzo strutturale delle finanze pubbliche, ma ha anche aperto una frattura sociale tra chi, nonostante una vita agiata, può beneficiare di sgravi importanti e chi fatica sempre di più ad arrivare alla fine del mese. Così, nel tentativo di compiacere i più fortunati, questa politica sciagurata ha finito per esporli a un’attenzione indesiderata, indebolendo allo stesso tempo la fiducia collettiva nella giustizia fiscale.
Sì, perché il ceto medio è chiamato a fare sempre più sacrifici, mentre i privilegi e le ricchezze di pochi continuano ad aumentare, in netta sproporzione rispetto al loro reale contributo alla società e all’economia locale. Ormai le famiglie della classe media soffocano sotto il peso dei premi di cassa malati, e il Governo sembra voler rimandare alle calende greche l’entrata in vigore dell’iniziativa popolare del 10%, approvata democraticamente dal popolo e indispensabile per ridurne l’impatto sui bilanci familiari. Invece di adottare una politica fiscale capace di garantire le risorse necessarie ai reali bisogni dei cittadini, la maggioranza di Governo e Parlamento preferisce soprassedere ai diritti popolari, suscitando legittimi interrogativi fra i cittadini e mettendo in cattiva luce, con il proprio agire, quei contribuenti che ingenuamente pensavano di favorire.
Complimenti, potrebbe dire qualcuno!
Articolo di Ivo Durisch, caogruppo PS in Gran consiglio, apparso il 10 novembre 2025 su LaRegione