Il 28 settembre non si voterà per una città tutta a 30 km/h, ma per estendere la moderazione della velocità in alcuni quartieri residenziali. L’obiettivo: strade più vivibili e indicazioni chiare, senza toccare le principali arterie di traffico.
Oggi in molte zone di Lugano la velocità è già ridotta di fatto: parcheggi laterali e incroci frequenti scoraggiano la corsa e nelle zone residenziali le auto viaggiano spesso attorno ai 30 km/h a prescindere dai limiti. L’introduzione delle nuove zone 30 e le due zone 20 non stravolgeranno quasi nulla: si tratta di poco meno di quaranta chilometri aggiuntivi sugli oltre duecento percorribili tra strade comunali e cantonali. La proposta non nasce dal nulla, ma dalle richieste avanzate negli anni dalle persone che abitano i quartieri, ossia strade più tranquille e sicure. Va anche detto con chiarezza che le principali arterie cittadine resteranno a 50 km/h. Lì dove serve, la fluidità continuerà a esserci. La posta in gioco è quindi la qualità della vita nei quartieri. Moderare la velocità significa meno traffico parassitario e, in parte, meno rumore nei quartieri; significa creare corridoi lenti e continui per raggiungere scuole, case per anziani e negozi. Non tutti vivono davanti a questo tipo di servizi, ma tutti devono poterci arrivare in sicurezza. È la differenza tra poter lasciare andare un bambino in bicicletta senza troppa paura, o costringerlo a essere sempre accompagnato; tra un anziano che attraversa la strada per andare a fare la spesa con calma, o che si sente pressato dalle auto; tra un quartiere dove spostarsi a piedi o in bici è naturale e uno dove si sceglie l’auto anche per 500 metri perché il contesto non invita a fare diversamente.
A chi teme che “saranno solo multe e ritiri di patente” va ricordato che gli automobilisti non sono una categoria a parte: siamo le stesse persone che, in momenti diversi – chi più e chi meno – guidano, camminano, pedalano, accompagnano i figli o vanno a trovare i nonni. Mettere in opposizione “automobilisti” e “pedoni” è una forzatura. Perché chi guida dovrebbe avere più diritti degli altri? Condizioni chiare e uguali per tutti non puniscono: rendono la convivenza nelle strade più semplice ed equilibrata.
In sintesi: non un principio astratto, ma una scelta concreta e mirata. Dire sì significa scegliere quartieri più sereni, più sicuri e più vivibili: una città che non mette cittadini e cittadine in competizione, ma costruisce convivenza negli spazi di vita quotidiana.
Articolo di Tessa Prati, Co-presidente PS Lugano e Gran consigliera, apparso online il 18 settembre su Tio