L’iniziativa del PS per il 10% (nessuno deve pagare più del 10% del proprio reddito disponibile per i premi di cassa malati) risponde a un bisogno diffuso. Gli aumenti degli ultimi tre anni soffocano chi non riceve sussidi ed è nella fascia di reddito medio-bassa. Venire in aiuto di queste persone e di questi nuclei familiari è un dovere in un’epoca di incertezza e di aumenti generalizzati. Limitare il peso dei premi sulla classe media significa aumentare il potere d’acquisto e dunque stimolare il consumo, dare fiato alle economie domestiche, contribuire al benessere generale. È un intervento che tocca in modo positivo il 61% delle persone, va dunque incontro alla maggioranza della popolazione. Naturalmente chi si oppone invoca argomenti finanziari, agitando lo spettro del costo (presunto) di 300 milioni, soldi che oggi cittadine e cittadini pagano per una tassa imposta e che non dipende dal proprio reddito, ma dalla volontà delle casse malati. I costi della sanità sono alti in Svizzera, è vero, ma non sono fuori controllo. Quello che è fuori controllo è la distribuzione del loro finanziamento. Ci sono modi per finanziare questo intervento dello Stato a favore del ceto medio e li presenteremo. L’altro argomento degli oppositori è un secondo classico: questa iniziativa non va alla radice delle cose. È il «benaltrismo» imperante («Ben altri sono i problemi del sistema sanitario»), un modo sottile, ma non troppo, per non affrontare il tema, rinviando a improbabili soluzioni che vengono ogni volta respinte perché c’è sempre una categoria, una lobby, un interesse particolare che va salvaguardato. Bisognerebbe spiegare a chi paga mille, duemila franchi al mese per la cassa malati che deve dire no a un sostegno immediato e reale in attesa di riforme epocali che aspettiamo da decenni nello stesso giorno va al voto anche l’iniziativa della Lega che chiede la deducibilità fiscale integrale dei premi di cassa malati. È il tradizionale specchietto per le allodole ammantato dal miraggio che pagare meno tasse convenga a tutti quanti. Fatti due calcoli, si sa che gli sgravi fiscali favoriscono solo i ceti molto abbienti e che i comuni saranno obbligati ad alzare il moltiplicatore, prendendo con una mano quello che l’altra si evita di prelevare. Aggiungete che l’iniziativa della Lega vuole la deduzione per persone sole e per coniugi fino a 9 e rispettivamente 18 mila franchi di tutte le polizze assicurative, dunque anche le assicurazioni complementari, quelle sulla vita e quelle sui capitali investiti. Non è certo il genere di copertura assicurativa del ceto medio o dei pensionati che spesso devono chiedersi se andare dal medico o sono obbligati a scommettere sulla propria salute con la franchigia a 2.500 franchi.
Articolo di Maurizio Canetta apparso sul Corriere del Ticino il 4 settembre