QUELL’INIZIATIVA ASTIOSA E L’APPELLO AI «CENTRISTI»

Coltivare buone idee e proporle alla cittadinanza per arricchire la pluralità delle opinioni nel dibattito pubblico è assolutamente prezioso. Sottoporre continuamente allo stress le istituzioni e la popolazione con astiose ricette ideologiche, nocive al tessuto sociale e alle persone, è semplicemente nefasto.

Gli entusiasmi espliciti di alcuni politici «di casa nostra», ringalluzziti dalla vittoria della plutocrazia negli Stati Uniti, ci dimostrano che, anche in Ticino, il vero obiettivo delle destre economiche e politiche è indebolire lo Stato per rafforzare i privilegi di pochi.

È un’offensiva dall’alto, tesa a ostacolare ogni forma di ridistribuzione della ricchezza e a favorire la sua concentrazione. Questa si attua con i tagli alla socialità e ai servizi dello Stato, accompagnati sempre da inique decurtazioni d’imposta per una minoranza di persone super facoltose, in barba ai principi costituzionali della proporzionalità fiscale.

Il «decreto» UDC sul pareggio di bilancio (prodotto venduto come buono, ma sin dall’inizio visibilmente già avariato), che molti hanno cavalcato per tenere in ostaggio il Paese, ha ormai perso la sua ragione di esistere ancor prima dell’imminente data di scadenza, finalmente smentito dai fatti.

Questo però a qualcuno non è bastato. Con spirito di rivalsa e con gli stessi malcelati obiettivi, i soliti ambienti tornano ora alla carica con una nuova acida iniziativa contro gli impieghi nel settore statale, totalmente irrispettosa nei confronti di tutte quelle persone che, oltre ad offrire con il loro lavoro i servizi essenziali alla comunità, da sempre pagano le imposte fino all’ultimo centesimo! Sarebbe ora che i partiti «centristi», quelli che in un passato non troppo lontano coltivavano ancora un certo senso dello Stato, finalmente reagiscano, affermando a chiare lettere che attaccare l’amministrazione pubblica significa colpire le persone e le famiglie di quei ceti medi che, a parole, dichiarano di voler difendere! Chi lavora per la collettività va rispettato e protetto, anche perché con il proprio salario – e questo non è un dettaglio da poco – garantisce entrate sicure e durature all’erario, sostenendo i commerci e l’economia del nostro cantone.

Con le loro parole d’ordine e con il voto le forze politiche e l’elettorato si assumeranno una grande responsabilità nei confronti delle giovani generazioni. Quali conseguenze avrebbe un ridimensionamento del più importante datore di lavoro del Ticino? La risposta è semplice: a causa di una politica miope e autolesionista, i giovani e le giovani non potranno fare altro che andarsene o restare da un’altra parte (se fortunati) e, in ogni caso, non vorranno più sentire vuote parole e false preoccupazioni per l’andamento demografico e l’invecchiamento di questo cantone.

Articolo di Yannick Demaria, granconsigliere, apparso sul Corriere del Ticino del 29 gennaio

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