Il taglio di 5 milioni sul settore dell’asilo deciso dalla maggioranza del Gran Consiglio è una scelta politica che colpisce una parte di popolazione già vulnerabile. Ridurre un terzo delle risorse destinate ai migranti significa ignorare i principi di solidarietà e umanità che fanno parte della nostra tradizione. Nel Mendrisiotto, regione di confine che affronta quotidianamente le sfide dei flussi migratori, questa decisione è ancora più inaccettabile. Questo taglio viene giustificato come una misura necessaria per il bilancio cantonale, ma la realtà è ben diversa. Si tratta di un risparmio irrisorio che avrà conseguenze pesanti per chi vive in condizioni di precarietà e per gli operatori del settore. Ridurre questi fondi compromette strumenti già insufficienti di accoglienza e integrazione, aggravando l’emarginazione di persone costrette ai margini da circostanze e politiche migratorie esclusive. È una decisione figlia di una strategia che mira a distogliere l’attenzione dai veri problemi del Ticino: salari bassi, disuguaglianze crescenti, precarietà del lavoro e disoccupazione. Invece di affrontare queste sfide reali, la destra preferisce alimentare una retorica divisiva, puntando il dito contro i migranti. Nel Mendrisiotto, tagliare fondi all’asilo significa accrescere tensioni sociali e negare opportunità di coesione. Una politica inclusiva non è solo giusta, ma necessaria per una società solidale. Tagliare risorse a chi ha già poco tradisce i valori svizzeri di umanità e accoglienza. Dobbiamo condannare con forza questa scelta e lavorare per un Ticino che non lasci nessuno indietro. Rimettiamo al centro il rispetto e la dignità di tutte/i!
Articolo di Marco D’Erchie apparso su la Regione del 17 dicembre