Il tema dei tagli previsti a preventivo 2025 dalla maggioranza di centrodestra del Gran Consiglio ha scatenato un ampio dibattito. Si sono fatti sentire i Comuni. Più di ottomila persone hanno firmato una petizione online per opporsi alle misure di risparmio (2 milioni) a carico della pedagogia speciale. È già stato annunciato il referendum contro i tagli ai sussidi cassa malati. E a vario titolo voci si sono levate chiedendo di soprassedere al ridimensionamento della scuola di polizia. C’è un tema che invece passa sotto traccia, come se fosse nella logica delle cose: il taglio di 5 milioni nel settore dell’asilo. Sono indignata di sedere in un Parlamento in cui la maggioranza ha abdicato al proprio senso di responsabilità, nel qui e nell’ora, nei confronti di persone che vivono in estrema fragilità materiale ed emotiva. È difficile farne il ritratto perché vivono quasi segregate e non è possibile accedere alle strutture in cui risiedono. Chi ha visto il servizio di Falò sulla struttura di Paradiso (ora per fortuna chiusa) ha potuto farsene un’idea. Ma il cantone fornisce i dati con il contagocce: dal 28 ottobre è pendente una mia interrogazione sulla situazione delle bambine e dei bambini di famiglie cui non è stato concesso lo statuto di rifugiato, ma il cui rimpatrio non è possibile perché il Paese di origine non è sicuro.
Oltre a indignarmi, la settimana prossima in Gran Consiglio difenderò l’emendamento che chiede di stralciare questo taglio nel settore dell’asilo. E anticipo sin d’ora le domande che porrò al direttore del DSS, Raffaele de Rosa, su come concretamente si procederà a comprimere la spesa. Saranno tagliate un certo tipo di prestazioni e se sì quali? Si copriranno i costi cronologicamente e quando saranno finiti i soldi non ci sarà più niente per nessuno? Saranno ridimensionati compiti demandati a terzi?
Non mi stupisce la posizione della Lega e dell’UDC che da anni strumentalizzano il fenomeno migratorio, sono invece sconcertata dalla leggerezza con cui il PLR e ancor più il Centro, in meno di mezza pagina nel rapporto di maggioranza sul preventivo, liquidano la questione senza uno straccio di valutazione. Anche perché non è possibile affermare che quanto si sta facendo non abbia un impatto e non sia efficiente. L’unica motivazione è che non ci sono più soldi. Il Partito Socialista e la sinistra continuano a dire che i soldi ci sono e che bisogna andare a prenderli da chi continua ad accumularne senza più partecipare alla ridistribuzione della ricchezza.
A furia di sgravi fiscali votati dal Parlamento, estorti alla popolazione con false promesse e campagne di disinformazione a tappeto, entro la fine della legislatura saranno venute a mancare entrate fiscali per quasi un miliardo di franchi. È semplicemente grottesco, anzi, irresponsabile risparmiare cinque milioni sulle spalle di persone che sono dovute fuggire da guerre e persecuzioni, hanno percorso migliaia di chilometri a piedi, si sono lasciate alle spalle, nel migliore dei casi, la mera sopravvivenza in campi profughi o addirittura la tortura o la schiavitù sessuale, quando ne regaleremo quattro all’anno a 12 persone ultramilionarie del Ticino, nella speranza che non se ne vadano, anzi pregando che questa «offerta» ne attragga altre.
Articolo di Daria Lepori, Granconsigliera, apparso sul Corriere del Ticino il 7 dicembre