Per cercare di contenere il disavanzo cantonale 2025 la maggioranza della Commissione della gestione propone al Gran Consiglio, tra l’altro, di ridurre di quasi un terzo i costi netti per il Cantone delle spese nel settore dell’asilo; in sostanza si tratterebbe di tagliare 5 milioni su un totale netto di spesa prevista di 15,7 milioni.
Ma cosa rappresentano queste cifre? In termini di contenimento della spesa cantonale, che nel 2025 arriverà a 4.501 milioni, si tratterebbe di una diminuzione dello 0,11%.
In termini di quota parte delle imposte pagate dalle persone fisiche al Cantone, si tratterebbe invece di una riduzione dell’1,5 per mille. Il contribuente che pagherà 8.000 franchi di imposte cantonali risparmierebbe l’equivalente di un franco al mese, chi avrà un onere fiscale inferiore, più di 8 contribuenti su 10, meno o molto meno.
Infine, per le persone migranti, quelle toccate da vicino, si tratterebbe di un taglio del 7%, visto che in Ticino il costo lordo di questo settore è di 71,5 milioni, di cui 55,8 coperti dalla Confederazione e 15,7 dal Cantone.
Summa summarum una misura senza alcuna incidenza degna di nota sui conti pubblici, un provvedimento con incidenza pari a zero sulle imposte dei ticinesi, ma con ricadute piuttosto pesanti per le persone che sarebbero chiamate a subirlo. Perché allora la Commissione della gestione propone quest’idea? Per avere i voti di quella parte del Parlamento che, ancora una volta, intende canalizzare l’attenzione verso le spese nel settore dell’asilo, reo a suo dire di tutti i mali, quando le cifre mostrano bene l’inconsistenza di questa tesi. L’importante è distrarre la popolazione con un po’ di sano cattivismo, visto che il buonismo è da bandire, anche per non dover ammettere che, se la collettività deve rispondere a dei bisogni, accanto ad una gestione ordinata dei conti è necessario e razionale porsi il tema di come, dove e soprattutto presso chi trovare i soldi per coprire le spese.
Le persone in procedura d’asilo o ammesse provvisoriamente attribuite al Ticino (qui non si sta parlando delle persone ospitate nel centro federale di Chiasso, come non si parla dei profughi ucraini, esclusi dalla misura), oltre a vivere in eterna precarietà, hanno condizioni di vita non particolarmente agevoli.
Un taglio del 7% delle risorse loro disponibili, se messo in pratica, peserebbe parecchio. Non ci sono solo persone adulte nel novero di questa popolazione, vi sono anche bambini e minorenni, che hanno bisogni particolari e che meritano almeno l’attenzione che noi dedicheremmo ai nostri figli.
La proposta è ideologica, nel senso deteriore del termine, inefficace e inutilmente vessatoria. Ma in tempi di zerbinismo con i forti e di risolutezza con i deboli non stupisce che possa trovare una maggioranza.
Articolo di Manuele Bertoli, già Consigliere di Stato, apparso sul Corriere del Ticino il 5 dicembre