Care compagne, cari compagni, care amiche, cari amici, siamo preoccupati. È un po’ come vedere uno storico edificio andare lentamente a pezzi, una crepa dopo l’altra, danneggiarsi, una picconata alla volta. Ci riferiamo alla crisi che stanno vivendo le istituzioni del nostro Cantone. Non è qualcosa di riconducibile ad un singolo evento, né tanto meno una dinamica di facile risoluzione, ma pensiamo che sia arrivato il momento di aprire una riflessione di fondo che ci permetta di prenderci cura delle nostre istituzioni, che sono la casa della nostra democrazia. Traendo spunto dalla vicenda che vede coinvolti i giudici del Tribunale penale cantonale, in questo numero anche Pietro Martinelli riflette sul tema. Ma questa vicenda non è che il sintomo di un atteggiamento diffuso, quasi un’inversione culturale, che si osserva anche nei rapporti tra i poteri, con un legislativo che con posizionamenti di corto termine, delegittima ripetutamente il Consiglio di Stato, mostrando uno sfaldamento pure interno ai medesimi partiti borghesi. Osserviamo nell’indifferenza generale lo sgretolamento delle più basilari norme su cui regge il nostro sistema, come nel caso della tassa di collegamento. Una legge mai messa in vigore e stralciata dal Parlamento, nonostante l’approvazione popolare. Assuefatti da uscite fuori dalle righe, per forme e contenuti, scivoliamo lentamente nella delegittimazione dello Stato. E non è una questione morale o filosofica. Questo discredito ha effetti molto concreti. Nella diffusa sfiducia che questi comportamenti creano, alimentata da una situazione sociale di crescente diseguaglianza e disagio sociale, fermentano pericolose politiche reazionarie. Per noi, il rigetto della legge del più forte, è la premessa fondamentale per attuare politiche che mettano al centro il bene comune.
Editoriale di Laura Riget e Fabrizio Sirica copresidenza del PS Ticino, pubblicato sul ps.ch di ottobre 24