Sugli investimenti cantonali non sembra esserci a Bellinzona la volontà di fare delle scelte, eppure ci sono opere che potrebbero essere rallentate e ottimizzate. Nella sessione del Gran Consiglio di settembre è stato votato senza battere ciglio il credito di circa 50 milioni per il declassamento delle bretelle autostradali di Lugano Nord (la cosiddetta Porta Ovest).
Purtroppo questo grande progetto non porterà benefici né al traffico né al paesaggio: non si riducono gli ampi spazi autostradali, si mantengono le due trincee esistenti che sono una cesura nel paesaggio, non si permette la condivisione fra auto, bici,pedoni e trasporti pubblici. Si propone il cambiamento da doppia corsia unidirezionale a strada a due sensi, la realizzazione di due rotonde di cui una esistente, uno strano semaforo in rettilineo che funziona come uno scambio di treno, un impianto di smaltimento acque molto impattante nel vigneto della vicina fattoria, e un collegamento inefficiente della zona industriale di Vezia che funziona solo in una direzione.
Non penso che che sia sensato spendere 50 milioni per cambiare così poco; soprattutto non credo che questo sia il migliore progetto possibile. In questo comparto a cavallo dei Comuni di Savosa, Vezia, Massagno e Lugano si trovano il liceo di Lugano 2, la pregiata area agricola di Povrò, i centri sportivi Valgersa e A-Club, molte abitazioni e spazi commerciali. Se «le strade sono le abitazioni della collettività»-come ricorda il professor Vittorio Magnago Lampugnani-, bisogna relazionarle ai dintorni e soprattutto progettarle né più né meno come gli edifici pubblici con concorsi di progettazione interdisciplinari. Solo così è possibile confrontare diverse soluzioni coinvolgendo di tutti gli enti interessati.
Oltralpe queste pratiche sono frequentemente utilizzate. Anche Massagno e Lugano hanno già fatto qualche anno fa un concorso per definire il futuro degli spazi pubblici di via Lepori fra le Cinque Vie e la Cappella Due Mani con ottimi risultati.
Perché non farlo anche per le due bretelle?
Il DT e la Città di Lugano hanno già le necessarie competenze in casa. Uno stop temporaneo per fare una procedura di questo tipo è ancora possibile. Si potrebbe così trovare un progetto meno costoso e meno impattante sulle zone agricole e viticole adiacenti (le ultime ancora presenti ai margini della città), con spazi stradali ben integrati nel paesaggio e soprattutto più efficaci per le percorrenze di traffico privato, pubblico, e dolce. Perciò spero che i Comuni interessati esaminino nuovamente la questione in modo più approfondito e si attivino celermente assieme alla CRT presso il Cantone chiedendo di rivalutare l’intero progetto sia dal punto di vista viario, urbanistico e paesaggistico.
Articolo di Cristina Zanini Barzaghi, granconsigliera PS, pubblicato sul Corriere del Ticino del 22 ottobre