Pagare di più per pensioni più basse?

È questo l’argomento principale di chi si oppone alla riforma della Legge sulla previdenza professionale (Lpp) in votazione il prossimo 22 settembre. Ma come è possibile che il nostro parlamento ci proponga una modifica di legge così assurda? Sui media e nelle discussioni sentirete una quantità di cifre che cercano di smentire questo fatto. È chiaro: ogni cassa pensione ha le sue regole con offerte che vanno oltre il minimo obbligatorio; è quindi difficile fare affermazioni valide per tutti.

Ma la riduzione del tasso di conversione dall’attuale 6,8 per cento al 6,0 per cento ha come conseguenza una diminuzione della rendita: per esempio con un capitale pensionistico di 100’000 franchi si riceverà una rendita annua di 6’000 franchi invece di 6’800. Pensione più bassa! I giovani (dai 24 ai 34 anni) dovranno pagare un contributo (condiviso con il datore di lavoro) del 9% invece del 7% come ora; deduzione salariale che significa un salario netto più basso. Chi lavora parzialmente o in più posti di lavoro o guadagna poco finora era escluso dal sistema Lpp; e questo riguarda specialmente le donne. Uno degli scopi della riforma era appunto di permettere a più lavoratori e lavoratici di ricevere una pensione di vecchiaia. Le misure proposte, con buone intenzioni, hanno però effetti indesiderati. Queste persone riceveranno sì una piccola rendita di vecchiaia, ma tutte coloro che devono ricorrere alle prestazioni complementari per raggiungere il livello minimo non avranno alcun beneficio e continueranno a ricevere quanto prima. Però, essendo entrate nel sistema Lpp dovranno pagare anche loro i contributi che risultano in un salario netto più basso; pagare dì più, ricevere meno salario e nessun vantaggio nella vecchiaia. No alla riforma della Lpp!

Articolo di Carlo Lepori apparso su La Regione il 30 agosto

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