Prossimamente saremo chiamati a esprimerci sull’iniziativa lanciata da “Il Centro”, dal titolo molto accattivante: “Per un freno ai costi”. “Esplosione dei costi della salute” ci viene paventato.
Chi non vorrebbe frenare questa “esplosione”? Ma come? Su questo punto essenziale l’iniziativa resta molto – troppo – vaga.
Visto che medicina e politica sociale sono strettamente legate come scrisse il grande medico Rudolf Virchow già nel lontano 1848, mi sia permesso di esprimermi sul tema nella mia doppia veste di medico e politico. Dal mio punto di vista di medico di famiglia, mestiere che esercito da più di quarant’anni, l’accettazione dell’iniziativa porterebbe con altissima probabilità a una forte riduzione dell’accesso alle cure a carico della cassa malati per chi è assicurato soltanto con l’obbligatoria di base, mentre chi ha la complementare o può pagare le cure di tasca propria continuerebbe ad avere pieno accesso al “mercato della sanità”. “Drôle de marché”, ha chiamato il compianto Professor Gianfranco Domenighetti questo mercato, retto più dall’offerta che dalla domanda, specialmente nella “Sanità privata”. Dove la sanità privata domina, come negli Usa, i costi per la sanità sono i più elevati.
À bon entendeur! Saprei dare qualche consiglio a chi ha lanciato l’iniziativa di come frenare i costi nella sanità, costi che aumentano regolarmente, più forte nel settore ambulatoriale (offerta in continuo aumento) che in quello stazionario. A esplodere però sono soltanto i premi delle casse malati. Risparmiare? Una cassa malati unica e pubblica con dei premi secondo il reddito e la sostanza sarebbe giusta, equa, trasparente e in grado di controllare i costi della sanità. Con il sistema Efas avrebbe in mano uno strumento valido. Efas nelle mani delle attuali casse malati, private e con una lobby potentissima nell’assemblea federale, molto ben descritte da Giuseppe “P ino” Sergi nel suo contributo al dibattito, significherebbe de facto che lo Stato, la Res Pubblica, abbandonerebbe la politica sanitaria, lasciando tutto il potere alle casse malati private. Sappiamo che la specialista per la politica sanitaria, del Ppd prima e del Centro ora, è Ruth Humbel, la “Miss Casse Malati”, ai suoi tempi nel Consiglio Nazionale il pendant del “KrankenCassis”. Efas e l’iniziativa “Per un freno ai costi” sono nate dal suo grembo; “mater certa”, dicevano gli antichi Romani.
Chi volesse veramente risparmiare sui costi della salute, dovrebbe anzitutto investire nella prevenzione, in quella vera, che non si fa con “buoni” consigli e regalando buoni per i centri fitness a chi ha la complementare, bensì incidendo efficacemente nei processi che ci rendono malati, spesso connessi tra di loro: la povertà, le nefaste conseguenza del cambiamento climatico, l’aria inquinata e il rumore causati dal traffico, il lavoro alienato e alienante, i condomini troppo stretti, un alimentazione scadente e il fumo. Qui la lotta politica si fa però molto dura, perché dietro a questi fattori patogeni, cioè che rendono malati, stanno gli interessi di profitto di lobby molto potenti – pensiamo soltanto alla lobby del tabacco – che sono rappresentate molto bene nei vari parlamenti e governi. Un altro grosso potenziale di risparmio sta pure nel prezzo indecente dei farmaci. Tanti rappresentanti del Centro si trovano però, sull’esempio del senatore e presidente dell’Usam Fabio Regazzi, nel “campo borghese”, in compagnia di Plr e Udc e difendono strenuamente gli interessi dell’economia. Le case farmaceutiche, con i loro prezzi fatti all’US-americana, in Svizzera sono più sacre delle mucche in India: non si toccano.
Se introducessimo poi una paga fissa e corretta per tutti i medici, eliminando così certi guadagni sproporzionati? Un oculista in una mattinata, quando opera una dozzina di cataratte, guadagna quello che corrisponde al mio salario fisso mensile, il salario del “medico ospedaliero”, un salario corretto. S’intravvede anche qui una grande opportunità di risparmio.
Sta a voi lettrici e a voi lettori giudicare se le mie proposte per un reale freno ai costi della sanità verrebbero sostenute dal Centro. A voi, quindi, decidere se volete sostenere un’iniziativa puramente declamatoria, molto pericolosa per le/i pazienti “comuni” come per chi lavora nelle cure e continua a battersi per un accesso sostenibile a cure di alta qualità e adeguate per tutte e per tutti.
Articolo di Beppe Savary, Granconsigliere pubblicato su LaRegione del 6 maggio 2024