Tutto sta diventando più costoso: i premi di cassa malati sono esplosi, gli affitti sono saliti e dal primo gennaio è pure aumentata l’IVA. Le conseguenze di questa evoluzione si fanno sentire soprattutto sul ceto medio e sui pensionati. Considerando che l’AVS viene adeguata, ma solo parzialmente, in funzione del rincaro, senza tenere conto per esempio del massiccio aumento dei premi di cassa malati, e che le rendite del secondo pilastro non subiscono alcun adeguamento, l’Unione sindacale svizzera ha calcolato che dal 2020 al 2024 i pensionati perderanno mediamente una rendita mensile all’anno. Cosa significa? Una persona anziana avrà un mese di pensione in meno all’anno, perché la rendita viene erosa per far fronte alle spese crescenti.
Per compensare questa perdita del potere d’acquisto, il 3 marzo dobbiamo sostenere l’iniziativa popolare per una 13. AVS, affinché tutte le persone pensionate attuali e future possano ricevere una 13. mensilità AVS al più tardi a partire dal 2026. Anche chi beneficia di prestazioni complementari riceverà una pensione aggiuntiva. Si tratta di una proposta concreta per compensare la lacuna pensionistica causata dall’inflazione, finanziata in maniera sostenibile ed efficiente.
Nell’AVS, infatti, i datori di lavoro versano la metà dei contributi. Inoltre, anche chi ha un reddito molto elevato versa una parte della nostra rendita: i salari elevati e i bonus milionari sono assoggettati all’AVS, senza però aumentare proporzionalmente le rendite delle persone benestanti, ma, al contrario, vengono ridistribuiti a vantaggio della società. A lungo termine, una 13. rendita AVS costa ai dipendenti solo 80 centesimi al giorno. Se volessimo raggiungere lo stesso risultato assicurandoci privatamente, ad esempio tramite il terzo pilastro, l’importo che dovremmo versare sarebbe di tre volte superiore.
A trarre beneficio da questa iniziativa saranno inoltre moltissime donne, che continuano a percepire rendite di circa un terzo inferiori a quelle degli uomini, ossia 17.000 franchi in meno all’anno. Questo divario pensionistico si crea perché le donne crescono i figli, accudiscono i parenti anziani e si occupano delle faccende domestiche. La 13. AVS è la soluzione più vantaggiosa per loro, perché solo l’AVS assicura tutte le persone (anche chi non ha un lavoro salariato o lavora unicamente a una percentuale ridotta, contrariamente a quanto avviene nel secondo pilastro) e perché solo l’AVS riconosce il lavoro di cura non retribuito svolto principalmente dalle donne. Grazie ai cosiddetti accrediti per compiti assistenziali ed educativi, prendersi cura del proprio figlio o di un familiare bisognoso aumenta la rendita AVS fino a 350 franchi al mese e riduce così facendo il divario pensionistico.
Votando sì abbiamo quindi la possibilità di tutelare il potere d’acquisto delle persone anziane e di rafforzare l’AVS, l’assicurazione sociale più equa del nostro Paese che ha un particolare occhio di riguardo per le donne.
Articolo di Laura Riget apparso sul Corriere del Ticino il 20 gennaio 2024