Alle persone più attente e non imbevute di ideologia, quelle che sanno quanto possa essere dannoso per i partiti democratici e il Paese appiattirsi sulle posizioni della destra, è immediatamente apparso evidente quanto fosse semplicistico e fuorviante il paragone fra lo Stato e il “buon padre di famiglia”, utilizzato durante la campagna da tutti quelli che, con grandi spergiuri, si erano spesi per sostenere il “decreto Morisoli”.
La famiglia e lo Stato non sono la stessa cosa! All’interno del sistema sociale ed economico hanno funzioni ben diverse. Per rimanere anche noi nei semplici luoghi comuni (a quanto pare così tanto efficaci), ora che “i buoi sono fuori dalla stalla” e che “la frittata è fatta”, questi partiti “nascondono la mano dopo aver gettato il sasso” e fingono di “piangere sul latte versato”, ora che, finalmente, il Paese si è accorto che “le bugie hanno le gambe corte”.
I partiti, i singoli politici e le agenzie informative avrebbero dovuto riconoscere e denunciare subito le storture e le contraddizioni di quel decreto cui già stava “spuntando il naso” e non avrebbero dovuto indurre i loro aderenti e il popolo ad approvarlo. Per questo, Plr-Centro- Lega e Udc vanno ritenuti responsabili della situazione attuale e dello stress che stanno imponendo al nostro cantone. Quando inseguono le destre, i partiti “centristi”, oltre a perdere la loro identità danneggiano il Paese.
Anche il Governo, espressione di questa maggioranza, ha sbagliato, non dicendo chiaramente che in quell’operazione ideologica si celava un attacco mirato alle capacità di intervento dello Stato e alla dignità politica degli stessi membri dell’Esecutivo.
Ora la gente è giustamente arrabbiata: anche le persone più moderate scendono in piazza e metteranno in atto forme incisive di protesta, perché, caduta la maschera, è certo che quella decisione non potrà mai essere indolore. Che le forze politiche responsabili ammettano l’errore e facciano un passo indietro, perché, certamente, un “buon padre di famiglia”, con i suoi figli e le sue figlie e con tutti i suoi familiari, giovani e anziani, sani e malati, fortunati e meno fortunati, mai si comporterebbe così!
Ai figli non si mente e nemmeno alle cittadine e ai cittadini! Se questo avviene, è giusto che reagiscano per difendere i diritti comuni ed è bene, considerati gli equilibri in Parlamento, che continuino a farlo. I figli e le figlie più giovani di questo cantone non meritano questa politica regressiva che, non cercando le risorse dove ci sono, taglia sul nascere le loro speranze!
Articolo di Yannick Demaria apparso su LaRegione 30 novembre