Tagliare sul sociale e sgravare i più ricchi?

Negli ultimi mesi il Consiglio di Stato ha presentato due importanti messaggi, che ben dimostrano le (sbagliate!) priorità politiche della maggioranza di destra. Partiamo dalla riforma fiscale, di cui beneficiano ancora una volta le persone più benestanti a scapito del ceto medio e delle famiglie ticinesi. Una delle misure proposte prevede infatti la riduzione dell’aliquota massima ai fini dell’imposta sul reddito al 12% per chi ha redditi molto alti, con un’imponibile di almeno 300’000 franchi. Si persegue l’aleatorio effetto dello “sgocciolamento della ricchezza”, che in realtà porterà a minori entrate per il Cantone e i Comuni stimate attorno ai 40 milioni annui. Questa riforma fiscale è ancora più incomprensibile se si considera il contesto in cui è stata lanciata, con le finanze cantonali già in profondo rosso a causa di sgravi fiscali e di riduzioni di imposta che dal 2017 ad oggi hanno diminuito le entrate pubbliche di 200 milioni di franchi. Poche settimane dopo, il Governo ha pure pubblicato il preventivo 2024 proponendo una manovra di risparmi per 130 milioni di franchi che taglia i sussidi per i premi di cassa malati, riduce il salario reale dei dipendenti pubblici e compromette la qualità delle prestazioni alla cittadinanza delegate agli enti sussidiati. Andando ad agire sulle costanti della Ripam, si riducono di fatto i sussidi di cassa malati di fronte all’esplosione dei premi – una proposta che peserà in maniera marcata sul ceto medio ed è assolutamente incomprensibile nell’attuale situazione di costi sanitari crescenti e dell’inflazione generale. Allo stesso tempo si chiede ancora una volta ai dipendenti pubblici di fare sacrifici proponendo di introdurre un taglio salariale fino al 2%, mascherato con il nome ingannevole di “contributo di solidarietà”, a cui si aggiunge il non riconoscimento del rincaro nonostante un’inflazione dell’1,9%. Anche agli enti sussidiati (case anziani, centri per persone invalide ecc.) viene chiesto di stringere la cinghia diminuendo i contributi che percepiranno per l’anno prossimo.

Nonostante i tagli proposti, il Consiglio di Stato prevede un disavanzo di 95 milioni. Ciononostante, questo preventivo sbilanciato non propone di agire sulle entrate in maniera solidale e proporzionale, ma al contrario vengono proposti nuovi sgravi fiscali. Si tratta di una chiara strategia neoliberista orientata al mantra del “meno Stato”. Ora più che mai è necessario interrompere questo circolo vizioso di sgravi e tagli, partendo dalla mobilitazione del prossimo 22 novembre: vi aspetto in piazza Governo a Bellinzona per dire basta!

Articolo di Laura Riget apparso su La Regione il 16 novembre

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