Lavoro e economia

Obiettivi

Vogliamo salari che permettano di vivere in Svizzera. Per questo sono necessarie convenzioni collettive che contemplino minimi salariali obbligatori, soprattutto nei rami economici attualmente caratterizzati da livelli salariali bassi come la vendita, le pulizie, la ristorazione, l’agricoltura (obiettivo nr. 46 del programma).
Vogliamo un mercato del lavoro più moderno, nel quale sia possibile interrompere temporaneamente o ridurre il proprio impegno lavorativo senza esserne espulsi. Sono necessari incentivi all’uso del tempo parziale e all’accesso da parte delle donne delle funzioni dirigenti. I lavoratori e le lavoratrici anziani devono poter ridurre il loro tempo di lavoro senza mettere in pericolo i loro diritti pensionistici (obiettivo nr. 47 del programma).
Nelle imprese con più di 100 addetti deve essere introdotta la partecipazione dei lavoratori alla gestione. Parallelamente i diritti sindacali devono essere rafforzati e va introdotta una protezione più efficace dal licenziamento dei rappresentanti dei lavoratori (obiettivo nr. 48 del programma).
La trasparenza nelle condizioni salariali e di lavoro deve essere promossa, perché costituisce un importante mezzo per la lotta allo sfruttamento e alle discriminazioni. Salari ed emolumenti dei dirigenti delle imprese aperte al pubblico devono essere proporzionati alle prestazioni fornite, allo sviluppo delle imprese e agli altri salari. La forchetta tra i salari più alti e quelli più bassi non dovrebbe superare una proporzione di 1 a 10. Le condizioni salariali e di lavoro dovrebbero essere decise dalla proprietà delle imprese (assemblea degli azionisti ecc.), non da gremi dipendenti dai dirigenti. Le clausole contrattuali che garantiscono buone uscite dorate ai manager devono essere limitate a un massimo di un anno di retribuzione (obiettivo nr. 49 del programma).
Vogliamo sostenere il sindacato nelle battaglie per l’adozione di misure finalizzate alla tutela della salute psico-fisica del lavoratore e della lavoratrice, migliorando la sicurezza sul posto di lavoro, realizzando interventi di prevenzione di malattie professionali legate allo stress, alla competitività, al mobbing e alla disoccupazione, estendendo il diritto al pensionamento anticipato a tutti quei settori professionali in cui è dimostrato un logorio psico-fisico significativo, sostenendo l’impegno coordinato delle istituzioni e dei partners sociali nella lotta al lavoro nero e all’economia sommersa (obiettivo nr. 51 del programma).
Chiediamo un potenziamento dell’ispettorato del lavoro, l’aumento degli ispettori previsti nella dotazione della Commissione tripartita, l’estensione dell’obbligatorietà generale dei contratti collettivi di lavoro, all’interno dei quali va incoraggiata l’adozione generalizzata di minimi salariali a garanzia di un equo trattamento dei lavoratori (obiettivo nr. 53 del programma).
Vogliamo misure indirette dello Stato a favore dei lavoratori nel settore privato, come l’imposizione alle ditte concorrenti per appalti e mandati del rispetto delle norme contrattuali e legali o come, nel settore del commercio, del rispetto di minime regole contrattuali in cambio di maggior flessibilità nell’autorizzazione alle aperture dei negozi (obiettivo nr. 54 del programma).
Esigiamo dallo Stato e dal parastato il rispetto dei diritti dei lavoratori, riducendo e controllando in maniera trasparente l’uso del lavoro temporaneo, del lavoro ausiliario e del lavoro precario all’interno dell’ente pubblico (obiettivo nr. 55 del programma).
Vogliamo la promozione di misure di diversificazione degli orari di lavoro che favoriscano il ricambio generazionale, senza “sprechi” di esperienza o frustrazioni di fresche potenzialità. Ciò anche con una partecipazione dei dipendenti, proporzionale al reddito, e la creazione di un fondo sostenuto dall’ente pubblico, dai datori di lavoro e dai lavoratori per finanziare progetti in tal senso (obiettivo nr. 56 del programma).

Contesto politico e proposte

In Svizzera, come altrove, la crescita economica dipende anche dalla domanda interna, la quale va sostenuta con la lotta ai prezzi troppo elevati, ma soprattutto con la redistribuzione dei redditi. Per quanto riguarda i salari è necessario giungere a una ripartizione più equa degli aumenti della produttività: il capitale deve concedere ai salari la loro parte. Ciò è anche nell’interesse delle assicurazioni sociali, le quali sono finanziate largamente a dipendenza della massa salariale. Le disparità retributive createsi in questi ultimi anni devono essere ridotte e gestite, perché si tratta di una bomba a orologeria innescata contro la pace sociale e in parte già scoppiata con la vicenda dei bonus nel settore bancario.
La disoccupazione è insopportabile per chi la vive ed è uno spreco di risorse per la società. Se i giovani non riescono a passare dalla scuola al mondo del lavoro al termine della loro formazione, la fattura da pagare sarà salata a lungo termine. La lotta alla disoccupazione giovanile è perciò prioritaria e le imprese devono partecipare a ridurla al minimo, soprattutto in questo momento di crisi.
Il pieno impiego passa anche dalla ripartizione del tempo di lavoro tra i sessi e tra le generazioni. Le incertezze dovute alle mutazioni economiche strutturali devono essere compensate dalla sicurezza data da un’assicurazione contro la disoccupazione concepita a questo scopo. La perdita del lavoro non deve trasformarsi in un disastro economico per i lavoratori e le famiglie, generatore di segregazione sociale e di ostacoli al ritorno sul mercato.
Il PS chiede che la distribuzione del reddito, e con essa la coesione sociale, vengano rimesse al centro del dibattito politico.
Il Cantone Ticino ha utilizzato per troppi anni le opportunità economiche più facili, derivanti dalla presenza del confine, per attingere oltre frontiera manodopera qualificata e a costi nettamente più bassi di quelli del resto della Svizzera. Questa situazione, che sull’onda dell’applicazione degli Accordi Bilaterali talune istanze economiche e imprenditoriali hanno usato a piene mani, ha prodotto gravi guasti. Nel Cantone i salari sono da molti anni sensibilmente inferiori a quelli usuali in altre regioni elvetiche e il reddito disponibile delle famiglie è molto al di sotto della media nazionale. La disoccupazione locale, in un mercato del lavoro competitivo, permane elevata e influenzata dalla concorrenza sleale messa in opera da una parte delle aziende a carico dei lavoratori.
Il PS denuncia da sempre con forza questo stato di cose e rivendica conseguentemente l’adozione delle misure esposte negli obiettivi. Esso sottolinea come una politica di rilancio debba fondarsi anche sulla coesione sociale, sulla qualità e sul benessere dei lavoratori, non sulla riduzione di salari e diritti.
Gli Accordi Bilaterali sulla libera circolazione della manodopera sono una grande opportunità per l’integrazione del mercato del lavoro insubrico, ma tale integrazione, per non generare fenomeni perversi di concorrenza e di dumping salariale e sociale, deve realizzarsi in modo trasparente e governato e deve essere accompagnata da significative tutele dei lavoratori.
Le proposte del PS seguono i seguenti indirizzi:

•    sostegno all’apertura positiva del mercato regionale del lavoro, fondata sull’informazione corretta dei lavoratori e delle imprese, sulla formazione del personale come antidoto alle carenze e incomprensioni che rischiano altrimenti di manifestarsi nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, sulla diffusione dei contratti collettivi di obbligatorietà generale e di salari minimi come strumento principale per combattere il dumping salariale e sociale;
•    rafforzamento degli strumenti di controllo sui comportamenti scorretti e opportunistici delle imprese che intendono localizzarsi in Ticino e sfruttarne la posizione geo-politica per fare affari di corto respiro, privi di ricadute per l’economia cantonale;
•    adozione di misure di contrasto e quando necessario di indennizzo sociale dei guasti provocati dai fenomeni di precarizzazione del mercato del lavoro, da finanziare chiamando alla cassa coloro che hanno utilizzato e utilizzano la flessibilizzazione spinta del lavoro per aumentare i loro profitti.

Obiettivi

La politica regionale svizzera deve giocare la carta dell’innovazione. La promozione economica dei Cantoni volta ad attirare nuove imprese sul loro territorio deve essere coordinata a livello nazionale. La concorrenza fiscale intercantonale deve essere limitata (obiettivo nr. 50 del programma).
Vogliamo legare gli assi di sviluppo metropolitani e di fondo valle alle aree montane attraverso una politica intelligente delle comunicazioni viarie e telematiche e dei servizi e garantire il riequilibrio degli svantaggi strutturali della montagna (pari opportunità di servizio, costo di produzione, insediamento ecc.) (obiettivo nr. 57 del programma).
Vogliamo il controllo degli impatti sul territorio delle infrastrutture pesanti di attraversamento e vogliamo favorire il rafforzamento delle reti locali di interconnessione del territorio (obiettivo nr. 58 del programma).

Contesto politico e proposte

La Svizzera è un Paese con diverse regioni (altopiano, montagne, zone turistiche ecc.), che devono poter beneficiare della politica economica nazionale per evitare sperequazioni evidenti. Per questo appare giudizioso collegare la politica regionale della Confederazione alla promozione dell’innovazione economica. La nascita di nuove imprese tecnologicamente avanzate può avvenire in maniera controllata su gran parte del territorio, evitando le concentrazioni, ma ciò può accadere solo se esistono le condizioni-quadro.
Il PS chiede che, a salvaguardia della coesione tra le varie regioni del Paese, esse evitino di puntare sulla competitività tra di loro, badando a coordinare gli sforzi verso una politica di promozione economica comune.
Anche a livello cantonale la coesione tra le varie regioni del Ticino deve essere salvaguardata.
Non slegato dal discorso economico sulla coesione territoriale vi è quello sulla distribuzione delle risorse pubbliche e delle aggregazioni tra Comun

Obiettivi

Il trasferimento di sapere tra gli istituti universitari e l’economia deve essere considerevolmente intensificato. Per questo è necessario un fondo nazionale che incoraggi la collaborazione tra ricerca e sviluppo da un lato e produzione nelle PMI di beni e servizi eticamente e ambientalmente accettabili dall’altro (obiettivo nr. 38 del programma).
Il settore finanziario dell’economia pubblica (banche cantonali, banche cooperative, Postfinance) deve essere rafforzato per garantire l’accesso al credito da parte delle PMI che propongono produzioni di beni e servizi eticamente e ambientalmente accettabili (obiettivo nr. 39 del programma).
A sostegno di un forte tessuto di microimprese e PMI radicate nella dimensione locale come premessa per la costruzione di un’economia capace di generare benessere e competere nello spazio globale, vogliamo il rafforzamento dell’imprenditorialità con misure di sostegno alla creazione d’impresa, favorendo la mobilitazione di capitale di rischio e di microcredito (obiettivo nr. 40 del programma).
Vogliamo valorizzare il ruolo delle PMI innovative, con riguardo ai settori della ricerca e sviluppo, dei servizi alle imprese, dell’innovazione industriale, del trading e dei servizi avanzati alla logistica (non del semplice magazzinaggio), costruendo reti di cooperazione tra imprese e tra ricerca applicata, università e imprese (obiettivo nr. 41 del programma).
Vogliamo una gestione strutturata di zone industriali strategiche tramite l’acquisto da parte del Cantone di queste superfici e la loro gestione, favorendo l’insediamento di aziende ad alto valore aggiunto e con buoni standard occupazionali (obiettivo nr. 42 del programma).
Vogliamo la riqualificazione verso produzioni e servizi a maggior valore aggiunto, o collocate in nicchie interessanti, dei settori esposti alla concorrenza a causa del processo di apertura all’Europa, come pure il sostegno della loro competitività attraverso la ristrutturazione delle imprese tradizionali, evitando così di alimentare un’economia a due velocità e a due soglie di garanzia (obiettivo nr. 43 del programma).

Contesto politico e proposte

Tra il 1990 e il 2004 la Svizzera ha conosciuto una debole crescita economica. Disoccupazione elevata, contributi alle assicurazioni sociali insufficienti, integrazione delle donne nella vita professionale insufficiente, domanda interna debole malgrado una produttività in crescita, redditi disponibili stagnanti. In questo periodo anche gli enti pubblici hanno accentuato la tendenza ai risparmi. Poi la ripresa economica partita nel 2004 non è stata sostenuta a sufficienza da una politica economicamente, socialmente e ambientalmente adeguata e si è arrestata a seguito della crisi finanziaria del 2008. Negli ultimi anni la creazione di posti di lavoro in Ticino è stata notevole, ma questo non ha prodotto benessere diffuso.
Una politica della crescita responsabile deve andare di pari passo con i progressi nell’economia delle risorse (energia, materie prime). Le possibilità tecniche esistono, non invece la volontà politica. Una crescita economica stagnante non è per nulla una garanzia di una miglior qualità ambientale, come dimostra la realtà degli anni ‘90. Lo stesso discorso vale per la compatibilità sociale, condizione essenziale per uno sviluppo che non sprechi energie importanti nella gestione di conflitti sociali. Innovazione e qualità dell’economia rendono il tessuto produttivo compatibile con le nostre esigenze future. L’innovazione tecnologica si nutre dello scambio di sapere tra le università e l’economia e la nascita di nuove imprese tecnologicamente avanzate richiede adeguata promozione. Per queste ragioni il PS propugna a livello nazionale delle politiche atte a favorire investimenti mirati verso un’economia veramente sostenibile.
Il Cantone ha promosso una politica di sostegno all’economia fondata essenzialmente sul marketing territoriale, diretto principalmente verso l’Italia, e sulla creazione di condizioni attraenti per gli investitori, in primo luogo attraverso la leva fiscale. Esso si è dato anche una legislazione di sostegno all’innovazione economica, che è sicuramente interessante, ma che da sola non ha prodotto i risultati attesi. Gli esiti di questa politica sono stati insoddisfacenti da almeno due punti di vista. Da un lato il tessuto produttivo è rimasto molto frammentato e privo di solide specializzazioni radicate nel territorio, in grado di configurarne una reale vocazione; le piccole e piccolissime imprese costituiscono il 90% del totale e la loro scarsa propensione a lavorare in rete rappresenta un fattore di fragilità evidente, come mostrano i dati sui fallimenti. D’altro canto il Ticino ha subìto una perdita di competitività nei confronti degli altri Cantoni e delle regioni vicine, dal punto di vista della produttività, del valore aggiunto, del reddito disponibile.
L’efficacia di alcuni strumenti finalizzati a premiare l’innovazione industriale e la riqualificazione del tessuto produttivo si è concentrata soprattutto nel sostegno all’investimento delle imprese esistenti (90% delle risorse utilizzate), mentre l’impatto in termini di creazione di nuova impresa è stato assai limitato. Se non sono mancati esempi interessanti di spin-off innovativo di micro-imprese, sono mancati gli strumenti finanziari di supporto, risultando assente ogni seria politica volta alla mobilitazione del capitale rischio. La risorsa “territorio” non è stata usata come elemento di politica economica, quando la sua scarsità e la parziale insufficiente qualità delle aziende che la cercano spingono invece in direzione opposta.
Il PS si è battuto in questi anni per valorizzare gli strumenti di innovazione industriale e in generale di riqualificazione dell’economia locale. Lo dimostrano le posizioni favorevoli espresse sul finanziamento della Legge sull’innovazione economica e su alcune misure mirate di sostegno economico, mediante la Legge sugli investimenti nelle zone di montagna (LIM), mediante il sostegno alla nuova politica regionale (NPR) o mediante taluni crediti specifici per interventi in campo turistico, evitando di sostenere logiche di finanziamento a pioggia o misure fondate sul solo alleggerimento fiscale. La politica degli sgravi, puntando a liberare risorse a sostegno della domanda locale di beni finali, non può che produrre un incremento delle importazioni di beni di consumo, ciò che non è utile a promuovere le imprese innovative, che nel Cantone si rivolgono nella misura del 90% a mercati internazionali.
Il PS si batte da anni anche per rivendicare una politica di mobilitazione del capitale di rischio. In questo ambito ha sottolineato l’importanza di un’azione più incisiva di Bancastato e ha ipotizzato anche la costituzione ad opera del Cantone di un’agenzia a supporto della creazione d’impresa, di cui però il Gran Consiglio non ha voluto sapere. Il PS insiste anche sul fatto che la Legge sul rilancio dell’occupazione (L-riloc), pur con taluni meriti sul versante delle politiche del lavoro, non rappresenta la sede ideale per l’adozione di misure attive di sostegno ai nuovi imprenditori, che dovrebbero invece trovare spazio in una legislazione ad hoc, al di fuori del controllo dell’Ufficio cantonale del lavoro.
Oltre al capitale di rischio vanno promosse azioni di credito a sostegno dell’autoimprenditorialità.
Il PS intende promuovere un ruolo incisivo dello Stato nel promovimento economico, convinto che anche in passato sia stata la forza della presenza amministrativa, per esempio con lo Sportello unico per le imprese, e non il “meno Stato” a favorire, quando ciò è avvenuto, l’economia. Questo ruolo dovrà articolarsi nelle seguenti direzioni:

•    adozione di strumenti semplici e mirati di sostegno all’innovazione industriale intesa in senso ampio, comprendendo i servizi strategici alla produzione e all’export;
•    mobilitazione del capitale di rischio attraverso strumenti puntuali, non affidati unicamente alla gestione istruttoria del sistema bancario, e promozione del microcredito;
•    sviluppo di politiche efficienti di servizio alle imprese, attraverso la consulenza e lo snellimento delle operazioni burocratiche richieste alle aziende innovative per dialogare efficacemente con i mercati internazionali;
•    sviluppo di politiche legate all’uso del territorio;
•    sostegno del ricorso integrato alla ricerca da parte delle piccole imprese e del sistema universitario cantonale, sviluppando nel contempo una cultura aperta e sensibile nei confronti della progettualità imprenditoriale;
•    sostegno delle vocazioni settoriali che si stanno manifestando e di strumenti mirati, non limitati al mondo della disoccupazione, per la creazione d’impresa.

Obiettivi

Sono necessari investimenti ulteriori della Confederazione nella formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e nelle pari opportunità d’accesso alla formazione di base e continua (obiettivo nr. 60 del programma).
Tutti i giovani devono poter accedere alla formazione dopo la scolarità obbligatoria e alla vita professionale al termine della formazione. Le aziende devono essere incentivate a formare i giovani e a offrire loro occasioni di primo impiego (obiettivo nr. 61 del programma).
Tutte le persone attive devono poter avere diritto a un congedo pagato per la formazione continua di almeno una settimana all’anno. Per coprire i costi della formazione continua gli aiuti finanziari sono più mirati ed efficaci delle deduzioni fiscali. L’accesso alla formazione continua deve essere garantito paritariamente a uomini e donne (obiettivo nr. 62 del programma).
Le misure dirette al mercato del lavoro dell’assicurazione contro la disoccupazione e dell’assicurazione invalidità devono puntare a un reinserimento professionale durevole. Il periodo d’inattività della lavoratrice e dei lavoratori deve essere utilizzato al meglio per riqualificazioni mirate (obiettivo nr. 63 del programma).
Vogliamo un coordinamento stabile e forte tra le politiche di sostegno all’occupazione, della formazione e del reinserimento sociale (obiettivo nr. 64 del programma).
Vogliamo che nel mercato regionale del lavoro e della formazione siano introdotte e applicate misure per incentivare la formazione (e non l’addestramento), soprattutto come risposta anticiclica ai momenti di crisi, in caso di ristrutturazioni e quale ammortizzatore per le conseguenze di un’applicazione scriteriata degli accordi bilaterali (obiettivo nr. 64 del programma).
Vogliamo misure specifiche di riqualificazione da attivare quale risposta anticiclica ai momenti di crisi occupazionale o in caso di ristrutturazioni d’imprese o di settori economici (obiettivo nr. 65 del programma).
Vogliamo garantire il sostegno formativo e di consulenza alla nuova imprenditorialità locale attraverso offerte mirate e la promozione di servizi di rete (obiettivo nr. 66 del programma).

Contesto politico e proposte

La Svizzera ha bisogno di una politica attiva della formazione per finanziare la compatibilità sociale dei cambiamenti economici strutturali in atto. Senza una manodopera sufficientemente formata la Svizzera non saprà mantenere il vantaggio tecnologico di cui oggi dispone. È necessaria un’offensiva educativa, con particolare attenzione verso le persone che hanno una formazione obsoleta, le quali sono a rischio di disoccupazione cronica in caso di perdita del posto di lavoro.
La Legge federale sulla formazione professionale, entrata in vigore il 1 gennaio 2004, ha aperto possibilità di miglioramento sia per la formazione di base che per quella continua.
La revisione della Legge cantonale sulla formazione dell’autunno 2006, conseguente all’entrata in vigore della nuova legge federale, conteneva alcune interessanti proposte di miglioramento, ma non si è spinta fino a dove voleva il PS. Il nodo centrale è rimasto quello del fondo cantonale per la formazione professionale, per il quale il PS si è attivato nel 2005 con il lancio di una specifica iniziativa popolare che ha portato alla sua nascita nel 2010. Il fondo è uno strumento indispensabile per far partecipare ai costi della formazione la gran parte delle aziende ticinesi che oggi non creano posti per apprendisti (oltre l’80%). Ricordiamo che la scarsa formazione è uno dei punti deboli dei giovani che si devono rivolgere al sostegno sociale per mancanza di lavoro.