Enti locali

Obiettivi

La politica delle aggregazioni deve portare a una importante riduzione del numero dei Comuni prevedendone a medio termine poche decine al massimo. Le nuove entità comunali dovranno avere popolazione e risorse sufficienti per garantire alla cittadinanza una più ampia offerta di servizi e prestazioni, una gestione razionale e parsimoniosa del territorio; esse dovranno inoltre garantire una democrazia sostanziale e non solo formale (obiettivo nr. 248 del programma).
Le aggregazioni devono permettere di rafforzare il ruolo del Comune anche nell’ottica di una nuova ridistribuzione dei compiti tra Cantone e Comuni. Un obiettivo delle aggregazioni deve essere la possibilità dei cittadini di poter disporre di servizi di qualità equivalente su tutto il territorio cantonale (obiettivo nr. 249 del programma).
Vogliamo che siano attenuati e se possibile annullati gli attuali squilibri tra le regioni e all’interno delle stesse. Per questo è necessario che dopo le aggregazioni urbane nel Sottoceneri, che ne hanno accresciuto il peso economico e politico, siano realizzate anche quelle nel Sopraceneri (obiettivo nr. 250 del programma).
Dopo tanti studi, vogliamo la messa a punto di una politica di sostegno concreta delle aggregazioni per gli agglomerati, coordinata dal Cantone ma condotta autonomamente dalle realtà locali. Qualora si verificasse che tale politica non sia in grado di portare a progressi significativi, sarà necessario elaborare una proposta globale che permetta all’intera popolazione cantonale di pronunciarsi su questo indirizzo strategico fondamentale. Nelle zone periferiche occorre poi un cambiamento di rotta che porti alla creazione di comuni su scala regionale con una massa critica di popolazione e risorse tali da garantirne non solo la capacità gestionale, ma anche il peso politico (obiettivo nr. 251 del programma).
Vogliamo che con le aggregazioni si possano via via eliminare i Consorzi e gli enti intercomunali, che presentano attualmente un inaccettabile deficit di rappresentatività democratica. Dovranno essere precisati i rapporti tra il Cantone, i Comuni e gli Enti di sviluppo regionale (obiettivo nr. 252 del programma).

Contesto politico e proposte

In Ticino vi è un evidente problema di equilibrio regionale. Il Luganese segna da anni ritmi di crescita molto elevati e vede concentrarsi entro i propri comparti urbani una sempre maggiore quota di popolazione (oltre il 40%), posti di lavoro (oltre il 45%) e risorse fiscali (oltre il 50%). Il Mendrisiotto, dopo un periodo difficile dovuto alla riconversione di molti settori economici tradizionali, fa segnare una buona fase di crescita. Il Sopraceneri vive invece grossi problemi di competitività economica e di solidità degli Enti locali; difficile la situazione degli agglomerati di Bellinzona e Locarno, anche se nel Bellinzonese è in corso un importante progetto di costituzione dell’agglomerato con una fusione di 17 Comuni. Le Valli sono oggettivamente in crisi, sia per quanto riguarda le risorse fiscali, sia in termini di minor aumento della popolazione, sia per i posti di lavoro.
Il tema della riorganizzazione dei Comuni, che è una delle risposte al disequilibrio regionale, è all’ordine del giorno della politica ticinese da parecchi anni. Diversi piccoli Comuni non sono da tempo in grado di esercitare le competenze essenziali loro attribuite dalla legge senza far capo a finanziamenti esterni. Nel contempo, ad eccezione di Lugano, gli agglomerati urbani sono frazionati in diverse entità comunali che non di rado si muovono in maniera contraddittoria. Nel marzo 1997 il Dipartimento delle Istituzioni diede avvio al processo delle aggregazioni con un primo studio che prefigurava la riduzione del numero dei Comuni ticinesi da 245 a 86. A questo primo studio ne sono poi seguiti altri e i progetti concreti si sono susseguiti, riducendo in pochi anni il numero dei Comuni di oltre 2/5. Nel giugno 1998 il PS, nel corso di una Conferenza cantonale, ha definito la propria posizione su questa tematica, che può essere riassunta nei seguenti punti:

•    le fusioni vanno promosse non solo per soldi o in base al criterio demografico, ma per una ridefinizione del ruolo del Comune;
•    il ripensamento dell’ente locale e delle sue funzioni è una necessità per difendere e promuovere il Comune, non solo per gestire il presente, ma per una prospettiva futura nell’ottica dello sviluppo regionale;
•    la solidarietà intercomunale resta essenziale;
•    il problema degli agglomerati merita particolare attenzione.

Queste conclusioni sono state e sono tuttora le linee guida per la posizione del partito, sia sulle riforme legislative che hanno toccato questo settore, sia per quella del Gruppo parlamentare sui progetti concreti di fusione sottoposti al voto del Gran Consiglio. Gli obiettivi odierni del PS, in special modo gli obiettivi nr. 249-250, coincidono di principio con gli auspici espressi a più riprese dal Consiglio di Stato.
Dopo la prima fase delle aggregazioni intercomunali il Consiglio di Stato ha messo a punto nel 2013 un progetto di Piano cantonale delle aggregazioni, che prefigura un Ticino con 4 poli e un totale di 23 Comuni. Si tratta di un progetto ambizioso ma essenziale per una nuova governance del Cantone. Avrebbe pure dovuto prendere forma la revisione delle competenze Cantone/Comuni, ma di fatto risulta difficile avviare questo dossier autonomamente, poiché esso si incrocia con le scelte proposte in ambito di Piano cantonale delle aggregazioni e con la revisione della solidarietà intercomunale.
Per il PS è importante che queste riforme siano collegate tra loro e che si ricorra al principio di sussidiarietà solo quando ciò sia davvero nell’interesse pubblico, segnatamente affidando al Cantone la gestione di servizi che devono avere uno stesso livello qualitativo su tutto il territorio cantonale e, se assunti dai Comuni, porterebbero a disparità evidenti tra le realtà locali o regionali. Si pensa qui in particolare ai servizi sociali di base, che oggi, se comunalizzati, potrebbero portare a seri squilibri nell’offerta fondamentale alla popolazione in questo settore.

Obiettivi

Vogliamo l’introduzione della percezione centralizzata delle imposte comunali per le persone giuridiche sulla base di un moltiplicatore cantonale unico e la ridistribuzione dei proventi in parte ai Comuni sede e in parte al Fondo di livellamento della potenzialità fiscale previsto dalla Legge sulla perequazione intercomunale (LPI) (obiettivo nr. 257 del programma).
Vogliamo siano riviste le regole sulla pianificazione del territorio e sulla fiscalità per regolamentare a livello regionale le zone artigianali e industriali e per introdurre forme di ripartizione delle risorse fiscali prodotte in tali comprensori (obiettivo nr. 258 del programma).

Contesto politico e proposte

La questione della disparità delle risorse tra i Comuni e la conseguente difficoltà di parte di essi a far fronte ai propri compiti è una costante nel nostro Cantone. La solidarietà intercomunale, assicurata per molti anni mediante la Legge sulla compensazione intercomunale (LCI) poi rivista e trasformata lo scorso decennio in Legge sulla perequazione intercomunale (LPI), pone da sempre il problema dello scontro tra i cosiddetti “Comuni paganti” e i cosiddetti “Comuni beneficiari”, poiché i primi si sentono in diritto di imporre regole di gestione ai secondi, sulla base del principio “chi paga comanda”. Se è comprensibile che da parte di chi è chiamato a trasferire delle risorse ad altri vi sia una particolare attenzione a come queste risorse vengono poi utilizzate, nel caso della solidarietà intercomunale il problema si pone altrimenti, poiché le regole che fanno di alcuni Comuni dei Comuni paganti e di altri dei Comuni beneficiari sono del tutto arbitrarie. Fondate essenzialmente sul principio della territorialità, quindi del domicilio dei contribuenti, le norme fiscali favoriscono alcuni enti locali in maniera esagerata e nel contempo penalizzano grandemente altre realtà. Per questa ragione il PS preconizza un cambiamento del sistema fiscale per le persone giuridiche, le quali dovrebbero pagare interamente il loro carico fiscale al Cantone, che poi ridistribuirebbe tali proventi a tutti i Comuni secondo una chiave da definire, evitando che siano i Comuni medesimi a trasferire dagli uni agli altri delle risorse. Purtroppo nell’autunno 2006 una proposta generica in questa direzione è stata respinta dal Gran Consiglio senza discussione approfondita. Nel gennaio 2009 la questione è stata ripresentata per rilanciare il dibattito, ma finora è rimasta senza risposta.
Lo stesso discorso si pone per l’obiettivo nr. 258, che chiede il superamento della stretta territorialità comunale per i progetti di urbanizzazione di zone economicamente interessanti, le quali dovrebbero poter essere pianificate per comprensori sovracomunali e poter mettere in comune le risorse fiscali derivanti dal loro sfruttamento.