Cittadinanza

Obiettivi

Posto l’interesse del minore, vogliamo che l’orientamento sessuale di una coppia non debba costituire elemento discriminatorio nelle adozioni (obiettivo nr. 245 del programma).
Vogliamo l’inclusione nelle norme penali di misure che sanzionino l’incitazione alla discriminazione di persone e di gruppi a causa del loro orientamento sessuale (obiettivo nr. 246 del programma).
Vogliamo promuovere misure di consulenza e accompagnamento per le persone omosessuali che si sentono in difficoltà o discriminate nonché una formazione adeguata per gli insegnanti affinché possano discutere dell’omosessualità nelle scuole senza giudizi di valore (obiettivo nr. 247 del programma).

Contesto politico e proposte

La questione delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale delle persone in questi ultimi anni si è posta con forza in tutto il mondo occidentale. Spagna e Gran Bretagna hanno ad esempio rivisto le loro norme civili in questo ambito, arrivando a determinarsi per l’introduzione dell’istituto del matrimonio per le coppie omosessuali. Anche in Svizzera è stata adottata la legge federale sulle cosiddette “unioni domestiche registrate delle coppie omosessuali”, legge che nel giugno 2005 ha superato anche lo scoglio della votazione popolare. La vita reale di gay e lesbiche rimane comunque difficile, poiché culturalmente il tabù dell’omosessualità è ancora lungi dall’essere superato. Per queste ragioni sono ancora necessarie delle politiche che permettano di creare un clima non ostile alle persone che hanno un orientamento sessuale minoritario.
A livello federale si pone il grosso problema dell’apertura dell’istituto dell’adozione alle coppie omosessuali e quello dell’allargamento della norma penale che vieta la discriminazione razziale anche rispetto a persone e gruppi con orientamento sessuale minoritario.
A livello cantonale è invece la promozione di aiuti concreti a essere al centro delle nostre aspettative. Consulenza e accompagnamento per le persone omosessuali che si sentono in difficoltà o si sentono discriminate da un lato, formazione adeguata per gli insegnanti affinché possano discutere dell’omosessualità nelle scuole senza giudizi di valore.

Obiettivi

Vogliamo che sia combattuto lo sfruttamento del lavoro di manodopera clandestina e vogliamo regolarizzare immediatamente la situazione dei “sans-papier” secondo criteri uniformi e controllabili. Vogliamo garantire loro percorsi formativi e l’inasprimento delle sanzioni per i datori di lavoro che impiegano lavoratori clandestini in nero (obiettivo nr. 233 del programma).
Vogliamo che l’autorizzazione di soggiorno concessa al cittadino straniero che contrae matrimonio con cittadino svizzero o straniero domiciliato sia svincolata dallo stato civile; il permesso di soggiorno non deve venir revocato in caso di separazione o divorzio. Vogliamo che il criterio della garanzia economica non sia vincolante per l’autorizzazione del ricongiungimento familiare (obiettivo nr. 234 del programma).
Vogliamo l’armonizzazione della procedura di naturalizzazione a livello federale, l’introduzione della naturalizzazione agevolata per stranieri di seconda generazione e la naturalizzazione automatica per gli stranieri di terza generazione (obiettivo nr. 235 del programma).
Vogliamo garantire ai lavoratori immigrati gli stessi diritti alla mobilità professionale degli svizzeri (obiettivo nr. 236 del programma).
Vogliamo che i diritti fondamentali siano garantiti a tutti, anche alle persone immigrate (obiettivo nr. 237 del programma).
Vogliamo la concessione di diritti politici a livello comunale e cantonale agli stranieri residenti da 5 anni (obiettivo nr. 238 del programma).
Vogliamo l’introduzione dell’accessibilità degli impieghi pubblici agli stranieri residenti (obiettivo nr. 239 del programma).
Chiediamo che le autorità cantonali preposte all’applicazione delle leggi federali sulla dimora e il domicilio degli stranieri e sull’asilo facciano uso del loro ampio margine d’apprezzamento favorendo l’integrazione e l’accoglienza ed evitando un’applicazione eccessivamente rigida delle leggi federali (obiettivo nr. 240 del programma).
Vogliamo il potenziamento delle attività della Commissione e del servizio del delegato cantonale per l’integrazione degli stranieri e la lotta contro il razzismo (obiettivo nr. 241 del programma).
Vogliamo il potenziamento del servizio offerto dai docenti per alloglotti, come pure il miglioramento delle loro condizioni di lavoro e il miglioramento dell’accoglienza nella scuola di bambini “sans-papier” (obiettivo nr. 242 del programma).

Contesto politico e proposte

La questione politica dell’integrazione degli stranieri nel nostro Paese è sul tappeto da decenni e da decenni è il redditizio cavallo di battaglia politico della destra populista. Dall’Azione Nazionale all’UDC, dalle iniziative di James Schwarzenbach a quelle proposte dall’ASNI, dalle campagne contro gli italiani a quelle contro i cosiddetti abusi nel settore dei richiedenti l’asilo, la musica è più o meno sempre la stessa: troppi stranieri e troppi soldi sprecati per loro, troppe risorse sottratte agli svizzeri DOC. Esternazioni semplicistiche, che non tengono conto dell’immenso apporto economico che gli stranieri hanno dato e danno al nostro Paese, fosse anche solo in termini di aiuto contro il saldo demografico negativo, della ricchezza costituita dalla multiculturalità. Esternazioni che non considerano che la Svizzera non è un giardino fiorito in mezzo al nulla, ma un piccolo Paese situato nel bel mezzo dell’Europa, continente percorso in questi anni da parecchie ondate migratorie. Purtroppo la visione xenofoba ha messo radici importanti, come dimostrano i risultati di numerose votazioni popolari.
L’integrazione degli stranieri non può più rifarsi, direttamente o indirettamente, al vecchio concetto di assimilazione. Si tratta di un processo biunivoco, che implica politiche di accoglienza verso gli stranieri ma anche politiche di informazione verso gli svizzeri, che devono apprendere ad accogliere questa presenza dandole il giusto valore.
Evidentemente gli stranieri che commettono reati o infrazioni alla legge devono essere perseguiti, né più né meno come lo sarebbero degli svizzeri. Si tratta qui però di problemi legati alla sicurezza, non alla politica dell’integrazione, che nulla ha a che vedere con questioni di ordine pubblico, anche se troppo spesso i due ambiti vengono volutamente confusi.
Gli stranieri clandestini sono spesso vittime di sfruttamento, proprio a causa del loro status. È questo un fenomeno presente in tutto il mondo, che si accompagna spesso al reclutamento di queste persone da parte di organizzazioni malavitose dedite a traffici illeciti. È quindi necessario perseguire con forza lo sfruttamento dei clandestini e prevedere percorsi attraverso i quali essi possano, a determinate condizioni, uscire dall’illegalità, dalla condizione di “sans-papier” o di “irregolare”.
Gli stranieri che risiedono legalmente nel nostro Paese non devono essere costretti a veder dipendere questo loro diritto dai soli rapporti di natura civile, come il matrimonio. Questa legislazione crea delle situazioni insostenibili per i coniugi stranieri deboli che si trovano in contesti familiari difficili, poiché li pone alla mercé del partner, che sfrutta il fatto di poter mettere fine al permesso di soggiorno mediante divorzio.
La procedura di naturalizzazione deve divenire più uniforme su tutto il territorio nazionale e devono essere introdotte delle agevolazioni per quelle persone che risultano sulla carta essere degli stranieri, ma che in realtà vivono da molti anni, se non da sempre, nel nostro Paese. È purtroppo vero che il popolo svizzero ha respinto in votazione popolare nel settembre 2004 delle modifiche costituzionali che andavano in questo senso, ma sull’argomento bisognerà ritornare prima o poi poiché il problema politico rimane aperto.
Sul piano cantonale il PS preconizza la concessione di diritti politici a livello comunale e cantonale agli stranieri residenti da 5 anni e per questo ha promosso un’iniziativa parlamentare costituzionale sul diritto di voto a livello comunale, che purtroppo il Gran Consiglio ha rifiutato a inizio 2010. Si tratta di un diritto che altri Cantoni riconoscono a questi cittadini, ma che alle nostre latitudini incontra parecchie difficoltà a essere ammesso. Ricordiamo che su questo tema il PS negli anni ’90 lanciò un’iniziativa popolare, che non riuscì a raggiungere il numero di firme necessarie, e che, al momento della discussione parlamentare sulla nuova Costituzione cantonale, il partito presentò un emendamento che non ebbe successo.
Per il resto il PS chiede misure concrete che promuovano una vera integrazione e il Consiglio di Stato, su proposta del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, ha accolto il principio di un’integrazione nella scuola dei corsi di lingua originale facoltativi e ha migliorato il salario dei docenti per allievi alloglotti a partire dal settembre 2015.